Struttura

Struttura della Parata

La Parata dei Turchi è da intendersi come una vera e propria rievocazione storica; si raccontano attraverso le figure, i personaggi, i costumi, i complementi, gli accessori, le armi, tre precisi periodi storici: il Medioevo, la metà del Cinquecento e l’Ottocento. La Parata, ossia la lunga sequenza di figuranti in costume, animali ed elementi caratteristici è divisa in “Quadri”. I Quadri sono tre e rappresentano ognuno un periodo temporale specifico, nell’ordine Ottocento, Cinquecento e Medioevo. Assistere alla Parata equivale quindi alla visone di un film proiettato a ritroso, dagli ultimi accadimenti a quelli più remoti. Gli stili, gli aspetti cromatici e l’ambientazione di ognuno dei quadri li distingue dagli altri. Il Quadro centrale, ossia il Cinquecento, è diviso a sua volta in 5 sezioni diverse, ognuna delle quali richiama o inscena un evento o un episodio storico importante della Storia di Potenza e del suo Patrono. Di seguito lo schema della Parata in dettaglio:



Quadro 1800 – Parte iniziale della Parata


Il primo ambiente fa riferimento al contesto sociale e culturale dell’Ottocento, ben descritto dallo storico potentino Riviello che ha riportato con dovizia di particolari l’ambiente sociale costituito da nobili, borghesi, religiosi, artigiani e popolani che attendevano i tradizionali festeggiamenti del Santo Patrono. Il popolo potentino si immedesimava nella festività interpretando le varie componenti della Parata attraverso travestimenti, costumi e ruoli ben definiti. I costumi in particolare sono molto ricercati e specifici, fornendo uno spaccato della complessa struttura sociale ottocentesca, dalle classi più nobili ed agiate ai popolani a cui erano riservati i ruoli dei soldati turchi, degli spadaccini latini e dei contadini. Questo quadro è caratterizzato al giorno d’oggi da numerosi figuranti che sfilano in costumi molto ricercati ed eleganti, eseguiti come prescritto dal Disciplinare secondo precisi canoni stilistici da sartorie professionali.



Quadro 1500 – Parte centrale della Parata


Il secondo quadro è la sezione più ampia e articolata della Parata, è suddiviso a sua volta in 5 sezioni minori che inquadrano e raccontano momenti o episodi specifici. Le 5 sezioni di questo Quadro di spiccata derivazione Rinascimentale forniscono la rappresentazione dei seguenti elementi: I - “I turchi e la loro vita quotidiana”, II - “I combattenti Turchi”, III - “San Gerardo che sconfigge i Turchi”, IV - “La liberazione della Città”, V - “Arrivo in Città del Conte Don Alfonzo De Guevara”. Questa sezione presenta una grandissima varietà di abiti e costumi, associati ad armi, strumenti musicali, vessilli, drappi ed altri elementi decorativi.


Ognuna delle 5 sezioni in cui è diviso il Quadro del 1500 è caratterizzato da uno o più elementi distintivi, rappresentando o rievocando eventi o fatti importanti:


  • I - “I turchi e la loro vita quotidiana” – In questa sezione sfilano militari turchi quali alabardieri ed alfieri, armigeri turchi, nobili turchi a piedi e a cavallo, odalische danzanti nei classici costumi mediorientali. Chiude il quadro il Gran Turco condotto in carrozza, meglio noto come “C’vuddinè”, a sottolineare la presenza moresca e turca in Europa conquistata attraverso invasioni, battaglie e scorribande spesso terminate con la conquista di ampi territori. Questa sezione fornisce quindi uno spaccato della società ottomana e delle relative classi sociali.

  • II - “I combattenti Turchi” – In questa sezione sfilano numerosi soldati turchi quali arcieri, fanti, alabardieri, lancieri, accompagnati dal comandante dell’esercito turco. Si abbandonano spesso ad urla e grida di battaglia al fine di incutere terrore nell’avversario. Il quadro è chiuso dall’arma cittadina costituita dagli Spadaccini Latini, che combattono per difendere la fede e le radici cristiane a difesa inoltre dell’antica Potentia (Città di Potenza). Quando il corteo giunge a Piazza XVIII Agosto, viene inscenato un grande combattimento tra i Soldati Turchi e gli Spadaccini Latini, questo scena rievoca la Grande Battaglia di Lepanto che venne combattuta il 7 ottobre 1571 tra le armate Ottomane e la “Liga Santa” formata dagli Spagnoli e dai Veneziani. La battaglia di Lepanto si concluse con la sconfitta dell’Impero Ottomano, la battaglia inscenata tra Turchi e Spadaccini Latini si conclude invece con la deposizione delle armi simboleggiando un rinnovato sentimento di fratellanza promuovendo la pace tra religioni e confessioni diverse.

  • III - “San Gerardo che sconfigge i Turchi” – In questa sezione viene rievocata la leggendaria salvezza della Città di Potenza operata da San Gerardo che ricacciò le armate turche pronte ad invadere la Città. In questo quadro San Gerardo è trasfigurato in un vescovo bambino condotto sopra una Nave trainata a braccia da schiavi turchi e moreschi. Il San Gerardo bambino benedice gli spettatori ed il popolo rievocando l’episodio miracoloso in cui furono invocati degli angeli guerrieri che scesero dal cielo in Città scacciando e disperdendo le armate turche. Questo episodio ovviamente fonde mito e leggenda, trasfigurando però un fatto storico avvenuto nel 1683 con la battaglia di Vienna, altra battaglia che vide la capitolazione delle truppe Ottomane.

  • IV - “La liberazione della Città” – Alla liberazione della Città avvenuta per intercessione di San Gerardo segue una lunga sfilata di figure legate alle componenti sociali potentine, nobili a cavallo, dame, notabili, principi, accompagnati da trombettieri, soldati e giullari. Fornendo quindi uno spaccato della cultura e della struttura sociale della Potenza rinascimentale.

  • V - “Arrivo in Città del Conte Don Alfonzo De Guevara” – Al corteo della sezione IV segue la rievocazione dell’arrivo in Città del Conte Don Alfonzo De Guevara, preceduto da altri nobili e notabili dell’epoca, figure religiose, quali preti, frati e l’arcidiacono, seguiti da fanti e cavalieri che precedono le due figure chiave, il Mastro Giurato e il Conte Don Alfonzo De Guevara, seguiti dal Palio di San Gerardo e dai tamburi. Come già detto, questa sezione si rifà all’episodio avvenuto nel 1578 descritto con grande dettaglio dal Notaio Scafarelli in un documento ufficiale. Nel momento in cui questa sezione raggiunge Porta Salza, l’accesso alla antica Città situato nella parte sud del Centro Storico, si inscena un altro momento importante. Il Mastro Giurato, l’antico Magistrato che curava e garantiva l’amministrazione della Città, consegna al Conte Don Alfonzo De Guevara le chiavi cittadine, simboleggiando quindi l’affidamento della Città e del suo popolo nella mani del Conte.


Quadro 1100 – Parte finale della Parata


Il terzo quadro è ambientato negli anni in cui è vissuto Gerardo della Porta, poi divenuto Santo Patrono di Potenza, facendo da naturale chiusura alla Parata. Questo quadro mette in scena uno spaccato della vita dell’epoca attraverso una rievocazione del periodo medioevale in cui si racconta la fede devozionale del popolo potentino verso la figura del Santo. Questa piccola processione dai tratti spiccatamente medioevali esalta le figure religiose, quali frati e preti, la componente popolare rappresentata dai contadini e dagli artigiani e, soprattutto, dai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, ordine monastico-cavalleresco fondato dopo la prima Crociata e caratterizzato da uno spirito di assistenza e soccorso verso i fedeli cristiani perseguitati ed oppressi. Chiude la Parata il “Tempietto di San Gerardo” portato a spalla dai Portatori del Santo. Questo simulacro ligneo simboleggia la figura di San Gerardo che scende tra la gente percorrendo le vie della Città in processione il giorno precedente alla ricorrenza del Santo. La Parata termina nel momento in cui il Tempietto giunge presso la Cattedrale di San Gerardo, cioè presso il Duomo della Città.

Quick Links

Origini della Parata

Struttura e Fasi

Personaggi e Componenti